Una nuova ed importante competenza è stata aggiunta alle Competenze fondamentali di ICF, pubblicate a novembre 2019, e cioè incarna il coaching mindset.
Investire su te stesso in qualità di coach è della massima importanza poiché l’industria del coaching continua a crescere a livello globale. La tua mentalità influenza il modo in cui pensi, senti e ti comporti in una determinata situazione. Come coach, trovarsi in una situazione in cui stai chachando per sbloccare ‘…il potenziale di una persona per massimizzare le proprie prestazioni‘ e ‘…aiutarla ad imparare piuttosto che insegnarle.‘ (Whitmore, 2010), cosa significa incarnare una mentalità da coach?
Una mentalità da coach (il coaching mindset) è la base della tua pratica, anche prima di iniziare a integrare la struttura, gli strumenti, le tecniche e i modelli. È difficile muoversi con il tuo cliente lungo il processo di cambiamento senza possedere ed utilizzare una “mentalità di coaching”. Questa si basa su queste caratteristiche:
Curiosità
Scegliere di essere curiosi significa scegliere di essere vulnerabili come coach. Quando ci avviciniamo al coaching da un punto di curiosità, consentiamo al nostro coachee di entrare in territori di pensieri, emozioni e sentimenti che possono farli sentire vulnerabili allo stesso modo. Dobbiamo quindi abbandonarci e lasciarci andare all’incertezza. Dobbiamo porre le domande giuste, al momento giusto, nel modo giusto e nel contesto giusto, essendo consapevoli e ammettendo di non conoscere e possedere le risposte. In qualità di coach dobbiamo essere preparati a reagire e resistere quando i clienti si sentono fuori dalla propria zona di confort grazie alle loro scoperte.
Mente, cuore e anima aperti
Attraverso l’apertura possiamo attirare le idee fuori dall’ombra, che è collegata a ethos, pathos e logos, avendo credibilità personale, empatia e usando la logica. Il pathos è particolarmente importante quando si tratta di incarnare una mentalità di coaching. Se non proviamo per il nostro coachee o empatizziamo con loro, cadiamo vittime di una barriera di sicurezza psicologica nel processo di coaching in cui il nostro coachee si tratterà dal condividere e rivelare la verità su ciò che lo sta trattenendo. Abbiamo bisogno di “entrare nella testa del nostro coachee” e, a nostra volta, “replicare questa sensazione dentro di noi”. Con una mente, un cuore e un’anima aperti creiamo uno spazio libero dal giudizio nello spazio del coaching e questo incoraggia i nostri coachee ad immergersi più a fondo nella natura esplorativa del coaching.
Non avere attaccamento all’obiettivo del nostro cliente
Il problema principale nell’essere attaccati all’obiettivo del nostro cliente è che inibiamo il nostro potere di curiosità quando cadiamo nella cerchia delle preoccupazioni del nostro cliente, risultando in uno stato di parzialità nel tuo approccio di coaching. Come puoi porre le domande giuste, creando un’agenda neutrale e distaccata in modo da poter coachare da una prospettiva globale? Per aiutare il tuo cliente a vedere la sua situazione a 360 gradi, non puoi essere attaccato all’outcome o al risultato: devi rimanere nell’obiettività piuttosto che nella soggettività. Guida attraverso le domande e rimani distaccato da qualsiasi risultato specifico.
Consapevolezza contestuale – Sapere quando parlare e quando ascoltare
Incarnare una mentalità da coach, significa sapere quando parlare e quando ascoltare. Usare lo strumento delle “tre fiches del poker”. Significa concedersi solo tre opportunità per intervenire e parlare. La magia di parlare meno significa che il tuo cliente parlerà di più e inizierà a rendersi conto di sé, aprendo i portali a se stesso e iniziando a trovare alcune risposte. Domandati sempre ‘Chi sto aiutando quando parlo?’. Ogni volta che parli, ricorda che non stai operando dall’interno della testa del tuo cliente, quindi assicurati che quando parli lo fai con lo scopo di aiutare il tuo cliente ad avanzare. Prima di iniziare, chiediti “Quanto ho lavorato duramente per tenere il mio cliente in un’area positiva?”. È fondamentale mantenere la convinzione che il tuo cliente abbia la saggezza dentro di sé per trovare le proprie risposte senza che io debba intervenire ed interrompere questo processo. Il cambiamento di terzo ordine deve avvenire attraverso se stessi, e questo di solito avviene nei momenti di silenzio.
Essere lo studente e non l’esperto
Quando incarniamo l’essere lo studente e non l’esperto, forniamo ai nostri clienti uno spazio sicuro, consentendo alle idee di posarzi, sintetizzare, filtrare, svilupparsi e trasformarsi. Attraverso il coaching dobbiamo fornire intenzioni mirate e allo stesso tempo costruttive, aiutando a coltivare quell’ambiente intellettualmente fertile all’interno della testa dei nostri clienti. Guidare attraverso l’indagine piuttosto che il supporto è fondamentale per portare il coaching mindset nello spazio del coaching.
Essere autentici
Portare il nostro vero io nell’interazione di coaching e ciò che stai dicendo per essere fedele a chi sei è un altro elemento di ciò che significa incarnare e personificare la mentalità da coach. Il coaching di qualità si evolve come risultato dell’applicazione coerente delle basi fondamentali.
Attraverso la nostra pratica riflessiva possiamo costruire su questi elementi che costituiscono il coaching. Tuttavia, l’atto della pratica riflessiva in sé e per sé è un’espressione della dedizione del coach all’apprendimento e allo sviluppo continui, mentre si muove con il cliente nel processo di coaching pur rimanendo flessibile. Questo sintetizza che cosa significa personificare e incarnare una mentalità da coach.