Hai mai riflettuto sulla differenza tra coaching e mentoring ? E quale di questi due approcci potrebbe essere più adatto alle diverse esigenze?
Coaching e mentoring sono due approcci che spesso si confondono, ma hanno obiettivi e metodologie ben distinti. Il mentore condivide la sua esperienza e offre risposte, mentre il coach aiuta ad esplorare le tue risposte mettendole in discussione. Ma cosa accade quando le due figure si uniscono? Nasce il coach-mentor, un professionista che combina le competenze di entrambe le discipline per offrire un supporto ancora più efficace.
In questo articolo, Fabio – Senior Faculty Member del Kingstown College, Team Coach e Business Coach con oltre 10 anni di esperienza – approfondisce il tema del coach-mentoring, illustrando come questa figura possa essere un valore aggiunto per chiunque voglia crescere professionalmente e personalmente.
Se vuoi scoprire quali sono le competenze chiave del coach-mentor, il suo approccio e come può essere utile nel raggiungere i tuoi obiettivi, continua a leggere!
Coaching, Mentoring e Coach-Mentor: quali sono le differenze?
Nei libri, in molti articoli e sui post possiamo trovare diverse definizioni ed informazioni sui due approcci e sulle due professioni.
Consentitemi questa semplificazione:
- Il mentore è la persona che risponde alle tue domande. Un’esperto che ha più esperienza in uno specifico campo, area o organizzazione.
- Il coach è la persona che mette in discussione le tue risposte, aiuta ad esplorare in profondità le tue conoscenze.
Onestamente entrambi aiutano in modi diversi nel viaggio verso il futuro. Ma cosa succede se mettiamo insieme e uniamo le capacità e le competenze che ognuna delle due professioni offre? Pensiamo al coach-mentor con un’esperienza approfondita in un settore specifico, un’area di competenza o un’organizzazione nella quale il cliente desidera svilupparsi.
Tornando alla descrizione semplificata di poc’anzi esattamente come possiamo interpretare la figura del coach-mentore? E qualcuno che interpreta i due ruoli? Non proprio! Vediamo insieme le ragioni per cui possiamo rispondere in questo modo.
Le competenze di un coach-mentor e di un coach
Partiamo dalle differenze tra un coach e un mentor (coach-mentor) per poi passare a scoprire come le somiglianze superano di gran lunga le differenze!
- Esperienza : per essere un mentor devi essere esperto, conoscitore e ben informato su ciò che l’allievo o il cliente desidera imparare e sapere.
- Modello di ruolo : molti allievi aiutano il loro mentore come qualcuno capace, stimolante o un esempio ma anche qualcuno che vorrebbero essere (nello sport, nella vita o nella loro organizzazione).
- L’approccio di apprendimento reciproco: in particolare se si tratta di un mentoring interno (ciò significa che sia il mentor che il mentee lavorano nella stessa organizzazione). In questo caso sarebbe più naturale sviluppare un processo di apprendimento reciproco durante il programma di mentoring. Questo è qualcosa che può essere pianificato all’inizio e discusso e condiviso (processo di apprendimento esplicito) o qualcosa che può accadere in modo implicito.
- Essere un facilitatore: con la rete di conoscenze, le procedure interne, gli applicativi in uso, ecc.
- Consigli: capire quando sia il momento giusto per condividere un consiglio, una best practice o la propria esperienza.
Quali sono le somiglianze e le capacità che un mentor può sfruttare essendo anche coach?
Se sei un coach ed eserciti come tale, hai sicuramente sviluppato competenze chiave come:
- Costruire e mantenere il rapporto: questa è la parte più importante assieme alla condivisione del contratto all’inizio del programma, perché anche se il mentee ci ha scelto, perché lo abbiamo ispirato, o pensa che possiamo offrirgli risposte, dobbiamo chiarire quale sia il nostro ruolo e che cosa aspettarsi.
- Contratto: cosa cerca il mentee? Stanno cercando qualcuno che gli dica cosa fare o qualcuno che lo aiuti a scoprire cosa fare (chiedendo)! È molto importante chiarire tutto questo durante la sessione introduttiva (chemistry session).
- Costruire la fiducia: come può essere creata, sviluppata e mantenuta, in particolare in un ambiente di lavoro. Se non c’è fiducia, l’intero programma ne risentirà.
- Empatia: usare la tua intelligenza emotiva e adattare il tuo pensiero e linguaggio alla persona che hai di fronte.
Competenze avanzate del coach-mentor
Per essere un coach-mentor efficace, è basilare affinare ulteriori competenze che permettono di supportare al meglio il mentee nel suo percorso di crescita. Vediamo insieme quali:
- Feedback: come possiamo imparare gli uni dagli altri grazie ai feedback? Cosa possiamo migliorare? Come possiamo aiutare i mentee a costruire e sviluppare la loro autostima?
- Intuizione: ascoltare profondamente per cogliere segnali e stimolare l’esplorazione interiore.
- Ascoltare attivamente: insieme alle domande potenti, è una delle abilità più importanti per un coach-mentor.
- Domande potenti: devono sempre essere poste con l’intento di aiutare il mentee a trovare soluzioni.
- L’agenda e l’obiettivo: il mentee deve essere il protagonista nel definire il proprio percorso e i suoi obiettivi.
- Il programma: adattare i percorsi di coaching e mentoring in base alle esigenze specifiche del mentee.
- Strumenti e tecniche: molti strumenti di coaching possono essere integrati in un programma di mentoring.
Qual è l’approccio che dovrebbe adottare un coach-mentor?
Se amiamo operare nello spazio del coaching e amiamo questo approccio, possiamo partire dal presupposto che le risposte le possiede il cliente anche quando ci spostiamo nello spazio del mentoring. La prima domanda che dobbiamo porre al cliente/mentee è: quale pensi sia il principale obiettivo del programma di mentoring?
La maggior parte di loro pensa di voler ottenere il massimo dal mentor, ricevere il più possibile (mentoring tradizionale). Una piccola parte di loro, invece pensa che possa essere un cambiamento osmotico di competenze, esperienze e conoscenze (tutoraggio reciproco). Quasi nessuno però pensa di poter trovare la maggior parte delle risposte dentro di sé o attraverso la ricerca e l’esplorazione derivanti da sessioni di mentoring.
In che modo il coach-mentor dovrebbe adattare il programma al proprio cliente?
Un buon modo per avviare e gestire il programma è partire da una chiara definizione degli obiettivi e delle aspettative, sia per il mentor che per il mentee. Strutturare il percorso in maniera flessibile ma ben organizzata permette di massimizzare il valore del mentoring e garantire un impatto positivo. Inoltre, stabilire un framework etico e metodologico solido aiuta a creare un ambiente di apprendimento produttivo.
Vediamo alcuni punti fondamentali da considerare durante la pianificazione del programma:
- Preparare la conversazione tenendo presente ciò che il codice etico e il quadro di competenza di ICF ed EMCC richiedono e prevedono.
- Tenere presente che anche in questa situazione è il cliente che decide l’obiettivo e fissa l’agenda.
- Chiarire con il cliente la durata, la struttura del programma: quante sessioni, la chimica un follow up alla fine del programma.
- Se il cliente non ha un obiettivo chiaro, aiutarlo con uno strumento di scoperta: un questionario di benvenuto, il dreamo-grafy, uno strumento visivo con le carte o una ruota (ad esempio la ruota MENTOR, la ruota dei primi 100 giorni).
- Potrebbe essere interessante all’inizio del programma, prima della prima sessione e dopo la sessione di chimica (scoperta), condividere con il cliente la ruota MENTOR. Questo strumento può aiutare il cliente a valutare quale possa essere l’impegno e la motivazione richiesti durante il programma di mentoring. Di seguito, in questo articolo, vedremo come può usare la ruota del MENTOR.
In che modo il coach-mentor può essere più efficace con i propri clienti?
Sembra una frase fatta, ma invece è l’essenza stessa del programma. In qualità di coach-mentor dobbiamo essere interessati e non interessanti! Perché il coach-mentor è già stato scelto dal mentee. Il protagonista ora è lui o lei. Se il coach-mentor ritiene di avere un’esperienza straordinaria da condividere, prima di farlo risponda semplicemente a queste tre semplici domande:
- Per quale ragione desideriamo condividere la nostra esperienza?
- Cosa imparerà il mentee dal nostro racconto?
- Se io fossi il mentee, come mi piacerebbe ascoltare questa storia/esperienza?
La MENTOR Wheel come strumento di scoperta per lavorare con il cliente
Quando iniziamo il programma di mentoring, dopo la sessione introduttiva, è buona prassi condividere con il mentee: il contratto, il questionario introduttivo e uno strumento che lo possa aiutare a riflettere.
La ruota del mentor può essere pensata come un termometro (ovvero strumento per misurare la temperatura, lo stato di interesse, motivazione ed entusiasmo). Possiamo scegliere diverse aree da valutare.
Come utilizzare la MENTOR Wheel
La MENTOR Wheel è uno strumento utile per aiutare il mentee a valutare le proprie motivazioni, aspettative e obiettivi all’interno del percorso di mentoring. Permette di misurare l’impegno e la motivazione in modo visuale, aiutando sia il mentor che il mentee a identificare le aree su cui concentrarsi maggiormente.
Ecco un esempio di come popolare la MENTOR Wheel e su quali aree:
- M ⇒ Meaning (Significato) o la Motivazione
- E ⇒ Expectation (Aspettative), il livello di Engagement (Coinvolgimento), quanto sono importanti le loro Emozioni
- N ⇒ Come vogliono Nutrirsi o quanto è importante sviluppare la loro Rete (Network)
- T ⇒ il Tempo che possono dedicare a questo programma (priorità) o quali sono i loro Pensieri (Thoughts)
- O ⇒ che tipo di Opportunità possono trarre da questo programma, quali Obiettivi vorrebbero raggiungere
- R ⇒ Quali sono i Risultati attesi o come si aspettano di sviluppare la loro Relazione
Un modo diverso per misurare e valutare potrebbe essere l’uso di una scala da 1 a 10. Oppure l’utilizzo di emoticon come 🙁 😐 🙂 😊 per rappresentare il livello di soddisfazione nelle varie aree. Un’altra opzione è l’uso dello spettro dei colori per visualizzare in modo intuitivo le aree più forti e quelle su cui lavorare.
Infine, per identificare con chiarezza le aree prioritarie, si possono utilizzare simboli come 👍 (aspetto positivo), 👎 (area di miglioramento) e 🟰 (zona neutra o in evoluzione). Se vuoi aggiungere la ruota MENTOR al tuo processo di mentoring, sentiti libero di usarla e facci sapere come ha funzionato per i tuoi clienti.
Coaching e Mentoring: qual è l’opzione migliore?
Tornando alla domanda iniziale, qual è l’opzione migliore, in questa specifica situazione? Essere un allenatore o un mentore? Un mentor con capacità di coaching può avere più successo con i propri clienti in quanto un coach-mentor può supportare i propri clienti ad esplorare la loro realtà. E offrire lo spazio per scoprire le diverse opzioni e opportunità, potendo intervenire, dove l’intuizione lo suggerisce, in modo non perturbante, tenendo sempre presente che è il cliente che deve crescere in termini di competenze e autostima e non il coach-mentor a dimostrare le proprie competenze.
E, ultimo ma non meno importante, se il mentore ha la capacità di ascoltare e porre domande catalitiche e provocatorie. In due parole, “essere interessati” e “non interessante” alla crescita del cliente, ne favorirà e accelererà la crescita e lo sviluppo proprio negli ambiti del suo interesse.
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