Domande aperte in meno di 10 parole

by | May 25, 2022 | Idee, Strumenti di coaching

A cura di Fabio Garganego

La maggior parte degli studenti all’inizio del proprio percorso, si concentra sull’importanza delle domande potenti e questo va benissimo. Ricordo che anch’io quando ho iniziato il mio percorso da coach, mi mettevo a scrivere la lista di domande potenti un po’ dappertutto per averle pronte durante le sessioni: su un quaderno, poi su un secondo, in un documento on line, su dei post it etc.

Mi accorgo che i principali quesiti che ci vengono posti dagli studenti all’inizio, sono simili a quelli che mi ponevo io a suo tempo e riguardano le seguenti tematiche:

  • come fare a porre le domande?
  • come proporle nel modo più efficace? 
  • in che modo ricordarle tutte?
  • dove cercarne di nuove, scriverle e salvarle? 

Sono tutte domande lecite, che tutti i coach, si sono posti, ma la cosa migliore, secondo me (su questo concordano anche gli altri tutor del Kingstown College), è di non limitarsi a pensare al processo di sviluppo della capacità di porre le domande come ad un processo di apprendimento mnemonico, ma di pensarlo come un muscolo virtuale, che assieme all’ascolto attivo può e deve essere quotidianamente allenato.

Muscolo virtuale

Quindi mi piacerebbe che le domande sopra proposte venissero integrate dalle seguenti:

  1. Come fare ad allenare la capacità di porre domande?
  2. Come allenarsi affinché siano potenti ed efficaci? 
  3. In che modo i miei valori/ le mie convinzioni influenzano le domande?

Proviamo a dare una risposta a questi quesiti:

  • Come fare ad allenare la capacità di porre domande?
  • Come allenare affinché siano potenti ed efficaci? 

Molti studenti partono dal presupposto che sia importante prendere nota delle domande, avere un taccuino o quaderno all’interno del quale avere ripreso e copiato centinaia e centinaia di domande. Questo va benissimo ci aiuta ad ispirarci, ci aiuta ad esplorare e a porci in maniera diversa da come siamo abituati. Alcuni studenti più talentuosi posseggono già la capacità di proporre domande aperte e potenti, rispetto a domande chiuse. Ma questo non basta. È altrettanto importante, anzi direi essenziale considerare quanto segue:

  1.  Il feedback del cliente su come le nostre domande lo hanno aiutato durante la sessione ed il suo percorso. Questo possiamo farlo in modo indiretto: utilizzando la nostra intuizione, le nostre percezioni su come ha risposto (verbale e paraverbale) e su come ha reagito (il non verbale), valutando in che modo ha riflettuto prima di rispondere; e in modo diretto, chiedendo esplicitamente a fine sessione, quale domanda lo abbia aiutato maggiormente e in che modo lo ha aiutato.
  2. La nostra pratica riflessiva effettuata a fine sessione che ci permette di analizzare e fare un debriefing della sessione e degli eventuali  feedback diretti ed indiretti ricevuti.
  3. La pratica riflessiva successiva, effettuata analizzando un gruppo di sessioni e percorsi di coaching, cercando di individuare eventuali punti di forza, pattern, domande che hanno fatto la differenza e cose che possono essere migliorate.
  •  In che modo i miei valori/ le mie convinzioni influenzano le mie domande?

Spesso non ci rendiamo conto quando poniamo una domanda che stiamo influenzando in una certa direzione il ragionamento e la risposta del nostro cliente.

Premesso questo, dobbiamo essere consapevoli del fatto che, così come un elemento in fisica quando viene inserito in un sistema chiuso, lo influenza, anche noi, in qualità di coach, nel momento in cui interagiamo con i nostri clienti, e ancor di piu’ ponendo domande, influenziamo in una direzione o in un’altra il nostro cliente. Per questo e’ molto importante che il coach conosca i propri valori e le proprie convinzioni al fine di non inserirli nella domanda.

Da qui la mia idea (e spero utile insegnamento) che utilizzo un po’ come mio mantra durante le lezioni: un buon modo per evitare di inserire nelle nostre domande i nostri valori, convinzioni, suggerimenti e consigli è: “Le domande devono contenere al massimo dieci parole. Possibilmente congiunzioni ed articoli compresi”.

Domande aperte massimo 10 parole

Le principali obiezioni e critiche che mi vengono mosse sono le seguenti: “Come si fa?”, “Ma è impossibile! “Come faccio a spiegare al mio cliente cosa voglio dire?”

Io rispondo in modo tranquillo e rilassato che capisco il loro punto vista, che nulla è impossibile, e la pratica, l’esercizio, e la pratica riflessiva sono di grandissimo aiuto.

Un’altra cosa che suggerisco, e’ di registrare, con il permesso del cliente / o in alcune sessioni di prova, ove possibile, alcune sessioni di coaching e riguardarle con calma, in modo da poter scorgere le aree di miglioramento. In particolare come abbiamo posto le nostre domande potenti ed efficaci, che tipo di approccio abbiamo? Che cosa ci piace della nostra sessione?

Qui di seguito alcuni esempi di ottime domande per iniziare a pensare:

1 – Qual è la conversazione che non stai portando avanti?

2 – Qual è il tuo punto cieco in questo progetto/pensiero/conversazione?

3 – Come racconteresti il tuo progetto/obiettivo ad un bambino?

4 – Qual è il modo migliore per iniziare una conversazione?

5 – Che feedback ti aspetteresti di ricevere?

6 – Cosa cerchi in un coach?

7 – Quando parli con te stesso cosa ti nascondi?

8 – Qual è la domanda che non vorresti ti venisse fatta?

9 – Qual è la tua domanda potente preferita?

10 – Che consiglio vorresti ricevere da un senior coach?

 

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