A cura del Professor David Clutterbuck
Quando si sceglie un posto per una sessione di coaching o mentoring, la scelta ovvia è quella di trovare una sala riunioni tranquilla, dove è possibile rilassarsi ed essere creativi. Sfortunatamente, le sale riunioni tendono ad essere tutt’altro che rilassanti, con mobili e decorazioni minimaliste, basate sulla premessa che nulla dovrebbe distrarre dal lavoro (con la L maiuscola). Il risultato è una ridotta creatività, una mancanza di stimoli, unita all’immobilità.
Un’alternativa pratica è quella di portare le conversazioni di coaching e mentoring all’esterno e idealmente in un ambiente che incoraggia la riconnessione con la normalità. Camminare, specialmente in un parco o in un altro ambiente naturale, fornisce un rinforzo positivo al pensiero aperto. Pompa anche più sangue in tutto il corpo, aumentando il volume di zuccheri al cervello e quindi al potere del nostro pensiero.
Il coaching o il mentoring all’aria aperta possono essere one-to-one o per un intero team o gruppo.
Le regole di base sono:
- I telefoni cellulari e altre tecnologie devono essere spenti o lasciati a casa o in ufficio;
- Poiché qualcuno, che sta pensando profondamente, cammina più lentamente, le altre persone che lo accompagnano dovranno adattarsi al ritmo di quella persona, piuttosto che andare avanti;
- Va bene fermarsi ad ammirare qualcosa sulla strada – queste distrazioni (a differenza di quelle in ufficio) aiutano il nostro pensiero, perché stimolano il nostro senso di meraviglia, che è strettamente associato alla nostra creatività;
- Le pause frequenti ci consentono di acquisire informazioni mentre procediamo. Tutti portano una penna e un blocco note per le loro riflessioni;
- In un gruppo o in un team, le persone si disgregano in gruppi più piccoli di due o tre, camminando e fermandosi insieme. Di tanto in tanto, come accade naturalmente, possono riunirsi tutti insieme per condividere il loro pensiero, prima di camminare in (spesso nuovi) sottogruppi. Nell’arco di un’ora, questo processo può essere ripetuto quattro o cinque volte. Un gruppo più grande che cammina insieme è meno efficace, perché le persone trovano più difficile concentrarsi l’una sull’altra.
Sia il coaching che il mentoring possono essere descritti come accompagnare qualcuno in un viaggio riflessivo. L’introduzione del movimento dà vita a questa metafora. Quando facciamo coaching in un ufficio, ci sediamo di fronte o ad angolo rispetto al cliente; all’aperto, camminiamo letteralmente accanto a loro.